BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME). I carabinieri della locale Compagnia e il personale della Sezione operativa Dia di Messina hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare patrimoniale, emessa dal gip del Tribunale di Messina, dottoressa Monica Marino, su richiesta della Procura della Repubblica – Dda di Messina, a carico di Carmela Milone, Domenico Giuseppe Molino, marito della donna, e Antonino Polito (già indagati nell’ambito del procedimento denominato “Gotha 7” per intestazione fittizia e trasferimento fraudolento di beni, nell’ambito di associazione mafiosa) per un valore complessivo di ben 6 milioni di euro.
Il trasferimento fraudolento di valori ha riguardato due società edili: la Gramey srl, riconducibile ai coniugi Molino–Milone, fino a pochi anni fa affidataria di numerosi contratti d’appalto sia nel settore pubblico che privato, attraverso l’imposizione di sub appalti in suo favore, come strumento per portare a termine attività estorsive da parte della famiglia mafiosa dei barcellonesi; e l’Edil Delta srl uninominale, impresa intestata formalmente a Polito Antonino.
Con l’odierno provvedimento vengono altresì colpiti: 3 terreni di proprietà della famiglia Millone a Barcellona Pozzo di Gotto; un appartamento mansardato nel Comune di Cotronei (KR); 4 autocarri per lavori edili; 5 autovetture ed un motociclo. Oltre a questi beni sono stati sottoposti a sequestro tutti i rapporti finanziari e/o titoli, prodotti o altro nella disponibilità di Domenico Giuseppe Molino, del relativo nucleo familiare, nonché delle due citate imprese. A Carmela Milone è stata inoltre notificata la misura interdittiva che le vieta di esercitare imprese e ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche per il periodo di un anno.
Le articolate e complesse attività d’indagine svolte inizialmente dai carabinieri scaturiscono dall’estorsione operata a partire dal 2006 da parte di Carmelo D’Amico, oggi collaboratore di giustizia, e Filippo Milone, referente per la consorteria mafiosa barcellonese per la zona di Gala, al momento detenuto presso la propria abitazione in regime di arresti domiciliari, ai danni della ditta “Presti Rosario srl”.
I predetti esigevano, manifestando la propria appartenenza alla consorteria mafiosa dei “c.d. barcellonesi” e prospettando attentati e gravi ritorsioni, che l’assegnazione di una quota dei lavori pubblici di costruzione e sostituzione della rete fognaria di Barcellona Pozzo di Gotto e risanamento del Torrente Longano per un valore di circa un milione e mezzo di euro complessivi, venisse affidata a Domenico Giuseppe Molino, rappresentante della Gramey e marito di Carmela Milone, figlia del vecchio boss. Il Domenico Giuseppe Molino, legato a Filippo Milone anche da rapporti di parentela, ha svolto parte di questi lavori al posto di Presti ricevendone i compensi.
Nel 2014, poi, la famiglia Molino-Milone, sospettando un interessamento dell’Autorità giudiziaria anche nei confronti della Gramey a seguito dell’esecuzione dell’operazione “Gotha 5”- in cui alcuni esponenti della consorteria venivano arrestati per altre estorsioni commesse - decideva di concedere in locazione l’intera azienda, comprensiva di mezzi e personale ad una piccola società condiscendente e sottomessa, ovvero la Edil Delta srl unipersonale intestata a Antonino Polito, da sempre dipendente della suddetta società e non titolare. Alla ditta locataria venivano inoltre affidati tutti gli appalti in esecuzione in quel periodo per un valore di circa 300.000 euro.
Trasferimento, quest’ultimo, apparente ed attuato al solo fine di eludere beni ed appalti da eventuali misure di prevenzione patrimoniale, successivamente emesse nei confronti della citata Gramey.
Come dimostrato a conclusione di due convergenti attività investigative condotte dai carabinieri e dalla Dia di Messina, la governance di tutta l’attività è rimasta infatti nelle mani della famiglia Molino-Milone mentre Antonino Polito ha continuato a svolgere il proprio lavoro di operaio edile senza alcun tipo di compito sotto il punto di vista gestionale – amministrativo di cui il vero coordinatore è rimasto Domenico Giuseppe Molino.
Una recente perquisizione svolta all’interno delle sedi legali ed operative delle due società da parte del Nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri di Barcellona e della Sezione operativa di Messina della Dia ha permesso, inoltre, di corroborare il già granitico quadro cautelare.
All’interno della sede operativa della Gramey gli investigatori hanno rinvenuto numerosi documenti amministrativi e contabili risalenti ad un periodo successivo alla locazione e relativi proprio all’Edil Delta: carte di credito, corrispondenza, attestazioni per la partecipazioni ad appalti pubblici, pagamenti di fatture ed assegni firmati dal Polito, che hanno confermato come il ruolo di questi fosse solo quello di facciata mentre la gestione effettiva restasse in capo ai coniugi.
Dall’esame svolto dai carabinieri di Barcellona e dal personale della Dia di Messina sulle posizioni reddituali del nucleo familiare Molino-Milone rispetto al patrimonio oggi sottoposto a sequestro – e quantificato in 6 milioni di euro – è stata dimostrata una rilevante sproporzione non giustificata dalle entrate ufficiali dichiarate dai singoli soggetti coinvolti negli accertamenti.
Il trasferimento fraudolento di valori ha riguardato due società edili: la Gramey srl, riconducibile ai coniugi Molino–Milone, fino a pochi anni fa affidataria di numerosi contratti d’appalto sia nel settore pubblico che privato, attraverso l’imposizione di sub appalti in suo favore, come strumento per portare a termine attività estorsive da parte della famiglia mafiosa dei barcellonesi; e l’Edil Delta srl uninominale, impresa intestata formalmente a Polito Antonino.
Con l’odierno provvedimento vengono altresì colpiti: 3 terreni di proprietà della famiglia Millone a Barcellona Pozzo di Gotto; un appartamento mansardato nel Comune di Cotronei (KR); 4 autocarri per lavori edili; 5 autovetture ed un motociclo. Oltre a questi beni sono stati sottoposti a sequestro tutti i rapporti finanziari e/o titoli, prodotti o altro nella disponibilità di Domenico Giuseppe Molino, del relativo nucleo familiare, nonché delle due citate imprese. A Carmela Milone è stata inoltre notificata la misura interdittiva che le vieta di esercitare imprese e ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche per il periodo di un anno.
Le articolate e complesse attività d’indagine svolte inizialmente dai carabinieri scaturiscono dall’estorsione operata a partire dal 2006 da parte di Carmelo D’Amico, oggi collaboratore di giustizia, e Filippo Milone, referente per la consorteria mafiosa barcellonese per la zona di Gala, al momento detenuto presso la propria abitazione in regime di arresti domiciliari, ai danni della ditta “Presti Rosario srl”.
I predetti esigevano, manifestando la propria appartenenza alla consorteria mafiosa dei “c.d. barcellonesi” e prospettando attentati e gravi ritorsioni, che l’assegnazione di una quota dei lavori pubblici di costruzione e sostituzione della rete fognaria di Barcellona Pozzo di Gotto e risanamento del Torrente Longano per un valore di circa un milione e mezzo di euro complessivi, venisse affidata a Domenico Giuseppe Molino, rappresentante della Gramey e marito di Carmela Milone, figlia del vecchio boss. Il Domenico Giuseppe Molino, legato a Filippo Milone anche da rapporti di parentela, ha svolto parte di questi lavori al posto di Presti ricevendone i compensi.
Nel 2014, poi, la famiglia Molino-Milone, sospettando un interessamento dell’Autorità giudiziaria anche nei confronti della Gramey a seguito dell’esecuzione dell’operazione “Gotha 5”- in cui alcuni esponenti della consorteria venivano arrestati per altre estorsioni commesse - decideva di concedere in locazione l’intera azienda, comprensiva di mezzi e personale ad una piccola società condiscendente e sottomessa, ovvero la Edil Delta srl unipersonale intestata a Antonino Polito, da sempre dipendente della suddetta società e non titolare. Alla ditta locataria venivano inoltre affidati tutti gli appalti in esecuzione in quel periodo per un valore di circa 300.000 euro.
Trasferimento, quest’ultimo, apparente ed attuato al solo fine di eludere beni ed appalti da eventuali misure di prevenzione patrimoniale, successivamente emesse nei confronti della citata Gramey.
Come dimostrato a conclusione di due convergenti attività investigative condotte dai carabinieri e dalla Dia di Messina, la governance di tutta l’attività è rimasta infatti nelle mani della famiglia Molino-Milone mentre Antonino Polito ha continuato a svolgere il proprio lavoro di operaio edile senza alcun tipo di compito sotto il punto di vista gestionale – amministrativo di cui il vero coordinatore è rimasto Domenico Giuseppe Molino.
Una recente perquisizione svolta all’interno delle sedi legali ed operative delle due società da parte del Nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri di Barcellona e della Sezione operativa di Messina della Dia ha permesso, inoltre, di corroborare il già granitico quadro cautelare.
All’interno della sede operativa della Gramey gli investigatori hanno rinvenuto numerosi documenti amministrativi e contabili risalenti ad un periodo successivo alla locazione e relativi proprio all’Edil Delta: carte di credito, corrispondenza, attestazioni per la partecipazioni ad appalti pubblici, pagamenti di fatture ed assegni firmati dal Polito, che hanno confermato come il ruolo di questi fosse solo quello di facciata mentre la gestione effettiva restasse in capo ai coniugi.
Dall’esame svolto dai carabinieri di Barcellona e dal personale della Dia di Messina sulle posizioni reddituali del nucleo familiare Molino-Milone rispetto al patrimonio oggi sottoposto a sequestro – e quantificato in 6 milioni di euro – è stata dimostrata una rilevante sproporzione non giustificata dalle entrate ufficiali dichiarate dai singoli soggetti coinvolti negli accertamenti.
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