REGGIO CALABRIA. Domani, martedì 3 aprile, alle ore 17,30 nella Sala di San Giorgio al Corso si terrà, promosso dall’Associazione culturale Anassilaos, l’incontro dedicato alla Battaglia di Waterloo (18 giugno 1815) che si inserisce nel ciclo di incontri curati dal dottor Luca Pellerone, dedicati alle battaglie che hanno fatto la Storia.
Dopo la battaglia di Austerlitz che segnò l’apogeo del genio strategico e militare di Napoleone e consegnò alla Francia l’egemonia sull’Europa, Waterloo segnò la sconfitta definitiva del Bonaparte i cui progetti egemonici si erano infranti già con la disastrosa spedizione militare contro l’impero russo nel 1812, descritta da Philippe-Paul de Ségur nella Histoire de Napoléon et de la Grande Armée en 1812 e da Tolstoj nelle pagine più intense di “Guerra e Pace”.
La “Grande Armée”, dopo una serie di vittorie (a Wilna, Vitebsk, Smolensk, Valutino e soprattutto Borodino) riuscì ad occupare Mosca. Ma nella antica capitale russa Napoleone attese invano le proposte di pace da parte dello Zar Alessandro I deciso a combattere ad oltranza e a fare terra bruciata - lo stesso incendio di Mosca ne fu una prova - intorno ai francesi mentre si avvicinava il “Generale inverno”.
La ritirata ordinata dall’imperatore si trasformò ben presto in una incomposta fuga tra le nevi e in una disfatta dalla conseguenze militari e soprattutto politiche imprevedibili. Le potenze che fino ad allora avevano ceduto alle pretese francesi promossero una nuova coalizione (la VI).
La Prussia si unì alla Russia e all’Inghilterra; poco più tardi anche l’Austria – nonostante il matrimonio di Napoleone con la granduchessa Maria Luisa – aderì alla nuova coalizione. Raggiunta precipitosamente Parigi Napoleone reclutò un nuovo esercito formato da reclute.
Nella decisiva battaglia di Lipsia, detta Battaglia delle Nazioni per la partecipazione degli eserciti di tutta Europa, egli venne sconfitto e l'esercito costretto a ritirarsi precipitosamente, attraversando una Germania in rivolta, verso la Francia che intanto si rivoltava all’Imperatore e veniva invasa dagli eserciti della coalizione con in testa lo Zar che occupava Parigi.
Respinta ogni proposta di pace Napoleone fu costretto all’abdicazione mentre sul trono di Francia ritornavano i Borbone con Luigi XVIII, fratello del ghigliottinato Lugi XVI. Colui che era stato l’imperatore dei Francesi venne esiliato nell’isola d’Elba in attesa che il Congresso di Vienna ne decidesse, in via definitiva. la sorte.
Dopo un esilio di dieci mesi, il 26 febbraio del 1815 egli fuggì dall’Elba eludendo la flotta inglese e il 1 marzo sbarcava in Francia, nei pressi di Antibes, accolto con immenso favore dalla popolazione mentre gli eserciti inviati contro di lui dal Borbone passavano dalla sua parte.
Cominciano da qui i “Cento giorni” di Napoleone che in breve tempo tornò da trionfatore a Parigi mentre Luigi XVIII fuggiva. Qui egli riorganizzò l’esercito e propose ancora una volta, ma invano, la pace alle nazioni europee decise a sbarazzarsi una volta per tutte del Bonaparte. Costretto a fare la guerra egli penetrò in Belgio e affrontò il nemico nella battaglia decisiva di Waterloo.
La sconfitta decise definitivamente il suo destino personale e il suo sogno imperiale. L’esilio a Sant’Elena, remota isola dell’Atlantico fu definitivo e qui lo colse la morte il 5 maggio del 1821, una scomparsa inattesa ricordata da Alessandro Manzoni nell’ode “Il 5 maggio”.
Sottratto alla storia Napoleone entrò nella leggenda. Nel 1840 – sotto il regno di Luigi Filippo - il suo di Napoleone tornò in Francia e a Parigi ebbe funerali solenni quali si addicevano ad un imperatore.
Nel 1861 – sotto il regno di Napoleone III – fu sepolto infine nella Chiesa di Saint-Louis des Invalides.
Dopo la battaglia di Austerlitz che segnò l’apogeo del genio strategico e militare di Napoleone e consegnò alla Francia l’egemonia sull’Europa, Waterloo segnò la sconfitta definitiva del Bonaparte i cui progetti egemonici si erano infranti già con la disastrosa spedizione militare contro l’impero russo nel 1812, descritta da Philippe-Paul de Ségur nella Histoire de Napoléon et de la Grande Armée en 1812 e da Tolstoj nelle pagine più intense di “Guerra e Pace”.
La “Grande Armée”, dopo una serie di vittorie (a Wilna, Vitebsk, Smolensk, Valutino e soprattutto Borodino) riuscì ad occupare Mosca. Ma nella antica capitale russa Napoleone attese invano le proposte di pace da parte dello Zar Alessandro I deciso a combattere ad oltranza e a fare terra bruciata - lo stesso incendio di Mosca ne fu una prova - intorno ai francesi mentre si avvicinava il “Generale inverno”.
La ritirata ordinata dall’imperatore si trasformò ben presto in una incomposta fuga tra le nevi e in una disfatta dalla conseguenze militari e soprattutto politiche imprevedibili. Le potenze che fino ad allora avevano ceduto alle pretese francesi promossero una nuova coalizione (la VI).
La Prussia si unì alla Russia e all’Inghilterra; poco più tardi anche l’Austria – nonostante il matrimonio di Napoleone con la granduchessa Maria Luisa – aderì alla nuova coalizione. Raggiunta precipitosamente Parigi Napoleone reclutò un nuovo esercito formato da reclute.
Nella decisiva battaglia di Lipsia, detta Battaglia delle Nazioni per la partecipazione degli eserciti di tutta Europa, egli venne sconfitto e l'esercito costretto a ritirarsi precipitosamente, attraversando una Germania in rivolta, verso la Francia che intanto si rivoltava all’Imperatore e veniva invasa dagli eserciti della coalizione con in testa lo Zar che occupava Parigi.
Respinta ogni proposta di pace Napoleone fu costretto all’abdicazione mentre sul trono di Francia ritornavano i Borbone con Luigi XVIII, fratello del ghigliottinato Lugi XVI. Colui che era stato l’imperatore dei Francesi venne esiliato nell’isola d’Elba in attesa che il Congresso di Vienna ne decidesse, in via definitiva. la sorte.
Dopo un esilio di dieci mesi, il 26 febbraio del 1815 egli fuggì dall’Elba eludendo la flotta inglese e il 1 marzo sbarcava in Francia, nei pressi di Antibes, accolto con immenso favore dalla popolazione mentre gli eserciti inviati contro di lui dal Borbone passavano dalla sua parte.
Cominciano da qui i “Cento giorni” di Napoleone che in breve tempo tornò da trionfatore a Parigi mentre Luigi XVIII fuggiva. Qui egli riorganizzò l’esercito e propose ancora una volta, ma invano, la pace alle nazioni europee decise a sbarazzarsi una volta per tutte del Bonaparte. Costretto a fare la guerra egli penetrò in Belgio e affrontò il nemico nella battaglia decisiva di Waterloo.
La sconfitta decise definitivamente il suo destino personale e il suo sogno imperiale. L’esilio a Sant’Elena, remota isola dell’Atlantico fu definitivo e qui lo colse la morte il 5 maggio del 1821, una scomparsa inattesa ricordata da Alessandro Manzoni nell’ode “Il 5 maggio”.
Sottratto alla storia Napoleone entrò nella leggenda. Nel 1840 – sotto il regno di Luigi Filippo - il suo di Napoleone tornò in Francia e a Parigi ebbe funerali solenni quali si addicevano ad un imperatore.
Nel 1861 – sotto il regno di Napoleone III – fu sepolto infine nella Chiesa di Saint-Louis des Invalides.
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