REGGIO CALABRIA. Militari del Comando provinciale della Guardia di finanza, su disposizione della Corte di Appello reggina hanno eseguito nei confronti di Giuseppe Rocco Rechichi, 60 anni, imprenditore reggino ritenuto appartenente alla cosca di ‘ndrangheta dei “Tegano”, la confisca del suo intero patrimonio.
Tale provvedimento si fonda sulle risultanze delle indagini di cui all’operazione “Astrea”, condotta dal Nucleo di polizia economico - finanziaria di Reggio Calabria, conclusa con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 11 presunti affiliati/contigui alla cosca di ‘ndrangheta “Tegano”, tra cui Rechichi, per il reato di trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso per aver posto in essere una serie di fittizie intestazioni di beni/aziende, giungendo - tra l’altro, tramite le stesse - ad infiltrare con conseguenti condizionamenti gestionali, la società “Multiservizi spa” a capitale misto partecipata dal Comune di Reggio Calabria.
In tale contesto erano state sottoposte a sequestro preventivo le seguenti società reggine - riconducibili a Giuseppe Rocco Rechichi - comprensive delle quote societarie, dei conti correnti e di tutti gli elementi presenti nel patrimonio aziendale, per un valore a suo tempo stimato in 50.459.542 euro:
Con riferimento alla misura cautelare eseguita sui compendi societari della “SI.CA. srl”, della “REC.IM. srl” e della “COM.EDIL di RECHICHI srl”, il Gup del Tribunale - con sentenza emessa in data 16 luglio 2012 – disponeva la confisca di quanto già sottoposto a sequestro preventivo.
Per ciò che riguarda la posizione processuale di Giuseppe Rocco Rechichi, dalla lettura del provvedimento della Corte di Appello emerge che: “...Quanto in atti, secondo il Gup, comprova come il Rechichi costituisca un vero e proprio braccio economico del sodalizio esaminato, con ogni probabilità ancor più marcatamente di altri sodali e coimputati … omissis … essendo riuscito, grazie anche all’ausilio di liberi professionisti e probabilmente, di centri di potere ancora nell’ombra, a penetrare ed infiltrare persino la Multiservizi spa, società mista, costituita dal Comune di Reggio Calabria per la gestione, tra l’altro, della manutenzione ordinaria e straordinaria di beni di proprietà dell’ente locale. Società di cui lo stesso Rechichi, sino al momento del suo arresto nell’ambito dell’operazione “Archi”, è stato il reale dominus o comunque soggetto munito al suo interno di sicuro potere decisionale, svolgendo in seno alla stessa le funzioni di “direttore operativo”.
Il Gup rileva che dalle dichiarazioni dei collaboratori (Fiume, Iannò, Moio, Fracapane, Lo Giudice) emerge la figura del Rechichi quale affiliato di un certo spessore all’interno del sodalizio di appartenenza radicato nel quartiere Archi di Reggio Calabria…”.
Nella fase di Appello del processo Giuseppe Rocco Rechichi, in relazione ai reati allo stesso ascritti, è stato infine, condannato per il delitto di associazione per delinquere di tipo mafioso “… quale partecipe qualificato dell’articolazione territoriale dell’associazione di tipo mafioso ed armata indicata in premessa, risulta stabilmente dedito alla gestione degli affari illeciti della cosca Tegano – di cui è rilevante espressione imprenditoriale nella veste di socio privato della società mista Multiservizi spa – oltre che in Reggio Calabria anche in altre parti del territorio nazionale, con compiti di pianificazione ed esecuzione delle specifiche attività illecite a lui delegate dal vertice dell’organizzazione; ha svolto e svolge, inoltre, attività di supporto alle azioni criminali della cosca forte del ruolo acquisito durante la guerra di mafia, quale soggetto particolarmente legato a Carmelo Barbaro, per aver fornito supporto logistico ai gruppi di fuoco, impiegati nell’agguato a Nino Imerti in agro di Fiumata di Muro…”.
Con il provvedimento in esecuzione, la Corte di Appello di Reggio Calabria pronunciandosi sui citati procedimenti riuniti e confermando la citata sentenza del Gup del Tribunale, in relazione ai patrimoni aziendali, ha sottoposto alla misura ablatoria della confisca le società di cui sopra ed i relativi compendi, che ora entrano definitivamente nella proprietà dello Stato.
Tale provvedimento si fonda sulle risultanze delle indagini di cui all’operazione “Astrea”, condotta dal Nucleo di polizia economico - finanziaria di Reggio Calabria, conclusa con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 11 presunti affiliati/contigui alla cosca di ‘ndrangheta “Tegano”, tra cui Rechichi, per il reato di trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso per aver posto in essere una serie di fittizie intestazioni di beni/aziende, giungendo - tra l’altro, tramite le stesse - ad infiltrare con conseguenti condizionamenti gestionali, la società “Multiservizi spa” a capitale misto partecipata dal Comune di Reggio Calabria.
In tale contesto erano state sottoposte a sequestro preventivo le seguenti società reggine - riconducibili a Giuseppe Rocco Rechichi - comprensive delle quote societarie, dei conti correnti e di tutti gli elementi presenti nel patrimonio aziendale, per un valore a suo tempo stimato in 50.459.542 euro:
- “SI.CA. srl”, esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di materiali da costruzione”;
- “REC.IM. srl”, esercente l’attività di “compravendita di beni immobili effettuata su beni propri”;
- “COM.EDIL di RECHICHI srl”, esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di materiali da costruzione”.
Con riferimento alla misura cautelare eseguita sui compendi societari della “SI.CA. srl”, della “REC.IM. srl” e della “COM.EDIL di RECHICHI srl”, il Gup del Tribunale - con sentenza emessa in data 16 luglio 2012 – disponeva la confisca di quanto già sottoposto a sequestro preventivo.
Per ciò che riguarda la posizione processuale di Giuseppe Rocco Rechichi, dalla lettura del provvedimento della Corte di Appello emerge che: “...Quanto in atti, secondo il Gup, comprova come il Rechichi costituisca un vero e proprio braccio economico del sodalizio esaminato, con ogni probabilità ancor più marcatamente di altri sodali e coimputati … omissis … essendo riuscito, grazie anche all’ausilio di liberi professionisti e probabilmente, di centri di potere ancora nell’ombra, a penetrare ed infiltrare persino la Multiservizi spa, società mista, costituita dal Comune di Reggio Calabria per la gestione, tra l’altro, della manutenzione ordinaria e straordinaria di beni di proprietà dell’ente locale. Società di cui lo stesso Rechichi, sino al momento del suo arresto nell’ambito dell’operazione “Archi”, è stato il reale dominus o comunque soggetto munito al suo interno di sicuro potere decisionale, svolgendo in seno alla stessa le funzioni di “direttore operativo”.
Il Gup rileva che dalle dichiarazioni dei collaboratori (Fiume, Iannò, Moio, Fracapane, Lo Giudice) emerge la figura del Rechichi quale affiliato di un certo spessore all’interno del sodalizio di appartenenza radicato nel quartiere Archi di Reggio Calabria…”.
Nella fase di Appello del processo Giuseppe Rocco Rechichi, in relazione ai reati allo stesso ascritti, è stato infine, condannato per il delitto di associazione per delinquere di tipo mafioso “… quale partecipe qualificato dell’articolazione territoriale dell’associazione di tipo mafioso ed armata indicata in premessa, risulta stabilmente dedito alla gestione degli affari illeciti della cosca Tegano – di cui è rilevante espressione imprenditoriale nella veste di socio privato della società mista Multiservizi spa – oltre che in Reggio Calabria anche in altre parti del territorio nazionale, con compiti di pianificazione ed esecuzione delle specifiche attività illecite a lui delegate dal vertice dell’organizzazione; ha svolto e svolge, inoltre, attività di supporto alle azioni criminali della cosca forte del ruolo acquisito durante la guerra di mafia, quale soggetto particolarmente legato a Carmelo Barbaro, per aver fornito supporto logistico ai gruppi di fuoco, impiegati nell’agguato a Nino Imerti in agro di Fiumata di Muro…”.
Con il provvedimento in esecuzione, la Corte di Appello di Reggio Calabria pronunciandosi sui citati procedimenti riuniti e confermando la citata sentenza del Gup del Tribunale, in relazione ai patrimoni aziendali, ha sottoposto alla misura ablatoria della confisca le società di cui sopra ed i relativi compendi, che ora entrano definitivamente nella proprietà dello Stato.
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