REGGIO CALABRIA. Militari della Capitaneria di porto congiuntamente a militari della Sezione operativa navale della Guardia di finanza sono intervenuti in località torrente/fiumara Valanidi al fine di verificare eventuali abusi in materia ambientale.
Nel corso delle attività di sopralluogo, i militari hanno notato la presenza di una discarica a cielo aperto contenente rifiuti pericolosi e non; tali rifiuti, in parte combusti, erano stati abbandonati in maniera incontrollata lungo le due sponde del torrente ed occupavano una superficie di circa 4.000 mq.
E’ stato inoltre rivenuto un ingente quantitativo di lastre di “eternit”, alcune delle quali sgretolate con conseguente possibile dispersione di pulviscoli pericolosi di amianto, rinvenimento questo che riveste carattere di particolare importanza sia dal punto di vista sanitario sia ambientale.
Non di minor rilevanza è il fatto che i rifiuti abbandonati sul greto del torrente, in caso di eventi alluvionali, sarebbero stati trasportati in mare con conseguente inquinamento delle acque e dei fondali, oppure avrebbero potuto formare pericolose ostruzioni del torrente deviando il normale flusso idrico e avrebbero costituito potenziale pericolo per la pubblica incolumità. I militari hanno altresì proceduto ad effettuare accurati rilievi fotografici anche al fine di risalire agli autori dei reati perpetra.
L’intera area è stata sigillata e posta sotto sequestro penale. Il Dirigente del Settore ambiente e demanio idrico della Città metropolitana di Reggio Calabria ne è stato nominato custode giudiziale, mentre l’azione di bonifica è stata affidata agli organi preposti che valuteranno i tempi e le modalità di smaltimento dei rifiuti.
Gli atti di polizia giudiziaria redatti sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica reggina per la successiva convalida; le violazioni penali contestate sono quelle previste dal Decreto Legislativo 152/2006, oltre a quelle contemplate all’interno del Codice Penale in materia di inquinamento ambientale, danneggiamento, deturpamento e getto pericoloso di cose.
Tale attività è da inquadrarsi nell’ambito del piano prefettizio di azione nazionale e transnazionale denominato “Focus ‘ndrangheta”, le cui linee strategiche sono sviluppate e condivise dal Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto Michele di Bari.
Nel corso delle attività di sopralluogo, i militari hanno notato la presenza di una discarica a cielo aperto contenente rifiuti pericolosi e non; tali rifiuti, in parte combusti, erano stati abbandonati in maniera incontrollata lungo le due sponde del torrente ed occupavano una superficie di circa 4.000 mq.
E’ stato inoltre rivenuto un ingente quantitativo di lastre di “eternit”, alcune delle quali sgretolate con conseguente possibile dispersione di pulviscoli pericolosi di amianto, rinvenimento questo che riveste carattere di particolare importanza sia dal punto di vista sanitario sia ambientale.
Non di minor rilevanza è il fatto che i rifiuti abbandonati sul greto del torrente, in caso di eventi alluvionali, sarebbero stati trasportati in mare con conseguente inquinamento delle acque e dei fondali, oppure avrebbero potuto formare pericolose ostruzioni del torrente deviando il normale flusso idrico e avrebbero costituito potenziale pericolo per la pubblica incolumità. I militari hanno altresì proceduto ad effettuare accurati rilievi fotografici anche al fine di risalire agli autori dei reati perpetra.
L’intera area è stata sigillata e posta sotto sequestro penale. Il Dirigente del Settore ambiente e demanio idrico della Città metropolitana di Reggio Calabria ne è stato nominato custode giudiziale, mentre l’azione di bonifica è stata affidata agli organi preposti che valuteranno i tempi e le modalità di smaltimento dei rifiuti.
Gli atti di polizia giudiziaria redatti sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica reggina per la successiva convalida; le violazioni penali contestate sono quelle previste dal Decreto Legislativo 152/2006, oltre a quelle contemplate all’interno del Codice Penale in materia di inquinamento ambientale, danneggiamento, deturpamento e getto pericoloso di cose.
Tale attività è da inquadrarsi nell’ambito del piano prefettizio di azione nazionale e transnazionale denominato “Focus ‘ndrangheta”, le cui linee strategiche sono sviluppate e condivise dal Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto Michele di Bari.
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