REGGIO CALABRIA. A dicembre 2016 la SS Medici per mezzo dei suoi rappresentanti, ha presentato alla Suap del Comune un progetto per realizzare un centro dialisi in locali già predisposti.
A febbraio 2017, visto il parere favorevole, la Suap richiedeva apposita autorizzazione al Dipartimento salute della Regione Calabria per il rilascio della licenza edilizia.
A marzo il Dipartimento rispondeva negativamente giustificandosi che non esisteva da parte dell’Asp di Reggio Calabria nessuna esplicitazione scritta di carenza di posti dialisi, tutto ciò senza chiederne opportuna verifica all’Asp stessa prima di dare il parere.
Finalmente a maggio 2018 l’Asp reggina esplicitava al Dipartimento salute con apposito atto formale il fabbisogno di posti dialisi.
A giugno 2018 tramite la Suap richiedevamo al Dipartimento nuovo parere di compatibilità.
A luglio scorso ci rispondevano che era in corso una procedura burocratica per recepire questa esplicitazione mettendo in attesa la nostra richiesta.
Subito dopo Il nostro legale inviava atto extragiudiziale al Dipartimento mettendolo in mora per mancata risposta all’istanza.
Il 31 agosto rispondevano che era in atto una lunga procedura che coinvolgeva anche la struttura commissariale per poter esprimere un parere.
Imperturbabili mentre le proteste dei malati impazzano e si susseguono svariati tavoli di emergenza prefettizi.
La considerazione più importante è che noi in appena 3 mesi dal rilascio delle apposite autorizzazioni siamo in grado di realizzare un centro di dialisi di 19 posti che sanerebbe questa grave situazione, e che consentirebbe anche la dialisi-vacanze, che da anni non viene pienamente effettuata nella provincia.
Tale prestazione consentirebbe di incrementare il turismo e consentirebbe alle famiglie di emigrati dializzati di ricongiungersi durante le feste.
È giusto precisare che secondo le linee guida di tutte le regioni d’Italia (ad esclusione della Calabria dove in atto esiste solo un centro privato) l’emodialisi dei malati cosiddetti cronici viene svolta soprattutto da strutture ambulatoriali private facenti parte del cosiddetto territorio.
Il motivo principale è che la dialisi privata costa circa 200 euro a seduta mentre nelle strutture pubbliche costa 600 euro (dati Censis).
Perciò In Italia la dialisi viene svolta per il 50% dai privati evitando alle Regioni anche le grandi spese necessarie a realizzare tali centri. Nello specifico le motivazioni economiche in Calabria dovrebbero essere particolarmente attenzionate perché noi siamo una regione sotto piano di rientro.
Altro aspetto fondamentale è quello di evitare gli eccessivi carichi di lavoro in ospedale, per non sprecare inutili risorse professionali che possono essere utilizzate per la prevenzione e per i trapianti di rene.
Negli ospedali si dovrebbe eseguire la dialisi solo dei pazienti “acuti” ovvero a grave rischio. In Calabria tale regola è disattesa perché quasi tutta la dialisi viene svolta in strutture pubbliche, e quasi sempre ospedali.
Inoltre il cosiddetto “terzo turno” ovvero la dialisi notturna, che Scura propone, aumenta il rischio di mortalità nei malati.
È da un anno e mezzo che si promettono centri pubblici, non ultimo quello da realizzare in nove mesi dichiarato dal commissario all'ultimo tavolo in prefettura.
Quanto altro tempo passerà prima che se ne realizzi uno?
A febbraio 2017, visto il parere favorevole, la Suap richiedeva apposita autorizzazione al Dipartimento salute della Regione Calabria per il rilascio della licenza edilizia.
A marzo il Dipartimento rispondeva negativamente giustificandosi che non esisteva da parte dell’Asp di Reggio Calabria nessuna esplicitazione scritta di carenza di posti dialisi, tutto ciò senza chiederne opportuna verifica all’Asp stessa prima di dare il parere.
Finalmente a maggio 2018 l’Asp reggina esplicitava al Dipartimento salute con apposito atto formale il fabbisogno di posti dialisi.
A giugno 2018 tramite la Suap richiedevamo al Dipartimento nuovo parere di compatibilità.
A luglio scorso ci rispondevano che era in corso una procedura burocratica per recepire questa esplicitazione mettendo in attesa la nostra richiesta.
Subito dopo Il nostro legale inviava atto extragiudiziale al Dipartimento mettendolo in mora per mancata risposta all’istanza.
Il 31 agosto rispondevano che era in atto una lunga procedura che coinvolgeva anche la struttura commissariale per poter esprimere un parere.
Imperturbabili mentre le proteste dei malati impazzano e si susseguono svariati tavoli di emergenza prefettizi.
La considerazione più importante è che noi in appena 3 mesi dal rilascio delle apposite autorizzazioni siamo in grado di realizzare un centro di dialisi di 19 posti che sanerebbe questa grave situazione, e che consentirebbe anche la dialisi-vacanze, che da anni non viene pienamente effettuata nella provincia.
Tale prestazione consentirebbe di incrementare il turismo e consentirebbe alle famiglie di emigrati dializzati di ricongiungersi durante le feste.
È giusto precisare che secondo le linee guida di tutte le regioni d’Italia (ad esclusione della Calabria dove in atto esiste solo un centro privato) l’emodialisi dei malati cosiddetti cronici viene svolta soprattutto da strutture ambulatoriali private facenti parte del cosiddetto territorio.
Il motivo principale è che la dialisi privata costa circa 200 euro a seduta mentre nelle strutture pubbliche costa 600 euro (dati Censis).
Perciò In Italia la dialisi viene svolta per il 50% dai privati evitando alle Regioni anche le grandi spese necessarie a realizzare tali centri. Nello specifico le motivazioni economiche in Calabria dovrebbero essere particolarmente attenzionate perché noi siamo una regione sotto piano di rientro.
Altro aspetto fondamentale è quello di evitare gli eccessivi carichi di lavoro in ospedale, per non sprecare inutili risorse professionali che possono essere utilizzate per la prevenzione e per i trapianti di rene.
Negli ospedali si dovrebbe eseguire la dialisi solo dei pazienti “acuti” ovvero a grave rischio. In Calabria tale regola è disattesa perché quasi tutta la dialisi viene svolta in strutture pubbliche, e quasi sempre ospedali.
Inoltre il cosiddetto “terzo turno” ovvero la dialisi notturna, che Scura propone, aumenta il rischio di mortalità nei malati.
È da un anno e mezzo che si promettono centri pubblici, non ultimo quello da realizzare in nove mesi dichiarato dal commissario all'ultimo tavolo in prefettura.
Quanto altro tempo passerà prima che se ne realizzi uno?
SS Medici
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