venerdì 2 febbraio 2018

RENDE. Operazione 'Cloaca maxima': sequestrato il depuratore consortile Valle Crati

RENDE (CS). Il Nipaaf con il supporto di militari delle Comando provinciale dei carabinieri, hanno dato esecuzione al decreto, emesso dalla Tribunale di Cosenza su richiesta  della Procura della Repubblica, di sequestro preventivo del depuratore consortile di contrada Coda di volpe.

A seguito del sequestro sono state inoltre eseguite sei misure cautelari a carico degli operai dell’impianto, del loro coordinatore (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) e del direttore dell’impianto (misura interdittiva per 12 mesi di esercitare direzione tecnica di persone giuridiche e imprese).

Tutti e sei dovranno rispondere di inquinamento ambientale, a seguito dello sversamento di liquami con depurati nel fiume Crati.

L’operazione, chiamata convenzionalmente “Cloaca maxima”, è frutto di una attività investigativa condotta dal Nipaaf di Cosenza, Nucleo investigativo dei carabinieri forestali, scaturita nei mesi scorsi da un esposto presentato alla Procura della Repubblica di Cosenza.

Le indagini, condotte mediante intercettazioni telefoniche e videosorveglianza, hanno permesso di accertare che gli indagati, in concorso tra loro, dipendenti della Geko spa, società incaricata della gestione dell’impianto di depurazione, scaricavano illegalmente un ingente quantitativo di liquami direttamente nel fiume Crati.

Gli operai, seguendo direttive impartite, usando due bypass, uno generale in testa all’impianto e uno posto a monte della sezione ossidativa, sversavano ripetutamente quantitativi di liquami, senza effettuare alcun tipo di trattamento depurativo.
Lo sversamento ha provocato una compromissione e un deterioramento, significativo e misurabile, delle acque del fiume Crati e del relativo ecosistema alterandone composizione chimica, fisica e batteriologica nonché l’aspetto e l’odore.

Durante alcuni controlli, gli stessi operanti nell’impianto, hanno nascosto la modalità illecita della gestione del depuratore, simulando il normale funzionamento della linea depurativa, per poi, una volta terminato il controllo, azionando il sistema illecito, ritornare a scaricare direttamente nel fiume consapevoli che alcune sostanze non fossero in linea con i valori tabellari previsti dalla normativa e falsificando inoltre gli esiti delle analisi inviate alla Provincia di Cosenza.

Il livello di compromissione ambientale è stato confermato dai dati dell’Arpacal che evidenziano come il livello di escherichia coli nel punto di sversamento è superiore di quasi cento volte rispetto a quello misurato più a monte.

Molto alti anche i paramenti relativi all’azoto ammoniacale, tensioattivi anionici Bod e Cod.

L’impianto dopo il sequestro è stato affidato ad un custode giudiziario nominato dal Gip, il quale ha ricevuto incarico di gestirlo senza causare alcuna interruzione del servizio.

I particolari dell’operazione sono stati resi noti durante una conferenza stampa tenuta dal procuratore della Repubblica, dottor Mario Spagnuolo.

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