avvocato Antonino Napoli |
La Procura di Torino aveva contestato agli indagati, oltre a numerosi reati di tentato omicidio, estorsione, danneggiamento, lesioni, rapine, aggravati dalle modalità mafiose anche il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso contestato a Francesco Gioffrè, Domenico Gioffrè, Antonio Guerra, Domenico Ilacqua, Francesco Ilacqua, Luciano Ilacqua, Giovanni Mirai “per aver fatto parte, quantomeno dal 2012, in concorso con altri soggetti allo stato non ancora individuati, dell'associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, operante da anni sul territorio piemontese ed avente propri referenti di collegamento con le strutture organizzative insediate in Calabria, ed in particolare, in concorso con Pietro Domenico Ilacqua (deceduto nell'ottobre 2012), di una articolazione, operante nel territorio di Settimo Torninese, Chivasso, Leinì e zone limitrofe, dotata di propria autonomia e capacità d'azione, tale per cui i componenti si avvalevano della forza d'intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne derivava, per commettere delitti, per acquistare in modo indiretto il controllo di attività economiche e di autorizzazioni commerciali e per realizzare profitti e vantaggi ingiusti”.
Il Tribunale del Riesame di Torino, accogliendo i ricorsi dei difensori (avvocati Antonino Napoli, Giuseppe Germanò, Luigi Tartaglino e Salvo Lo Greco) aveva ritenuto che i reati commessi dagli indagati non rientrassero in un unico programma criminoso, che non era configurabile tra gli indagati il vincolo associativo e che non si riscontravano gli elementi caratterizzanti di una cosca di ‘ndrangheta.
Avverso il provvedimento del Tribunale del Riesame il Pubblico Ministero aveva proposto ricorso in Cassazione che la seconda sezione aveva accolto, per difetto di motivazione, con rinvio per altro esame.
Il Tribunale del Riesame in sede di rinvio ha escluso, ancora una volta, che dagli atti emerge l’appartenenza degli indagati alla ‘ndrangheta.
Avverso la nuova ordinanza ha, ancora una volta, proposto ricorso in Cassazione il pubblico ministero ritenendo, invece, che gli indagati fossero affiliati alla ‘ndrangheta e che il Tribunale della Libertà non aveva accolto le indicazioni contenute nella sentenza della seconda sezione della Corte di cassazione.
All’udienza, celebratasi davanti la VI sezione della Corte di Cassazione, il difensore dei fratelli Francesco Gioffrè, (ritenuto, insieme ad Antonio Guerra, il capo promotore dell’associazione) e Domenico, avvocato Antonino Napoli, che aveva in precedenza depositato una corposa memoria difensiva, ha rilevato che gli indagati non farebbero parte di un locale o ‘ndrina riconosciuti dal Crimine di Polsi, che non erano state attribuite agli indagati delle doti di ‘ndrangheta, che il gruppo di persone -in cui sarebbero stati inseriti gli indagati- non godeva di fama criminale e di conseguenza non generava forza di intimidazione, che i reati -ritenuti dal pubblico ministero “reati fine”- erano frutto di impulso del momento a fronte di presunti torti subiti e che non vi sarebbe alcun tentativo di infiltrazione nel settore economico per il controllo di attività di mercato in quanto i ricorrenti parrebbero operare per logiche difensive rispetto a condotte vissute come truffaldine a loro danno, piuttosto che con lo spirito di infiltrazione di cui parla la norma incriminatrice.
La Corte di Cassazione, accogliendo le argomentazioni dell’avvocato Antonino Napoli, ha rigettato il ricorso del pubblico ministero e, pertanto, sul reato associativo si è formato il giudicato cautelare.
Intanto il processo si sta celebrando davanti al giudice per l’udienza preliminare di Torino, dottor Riccardo Ricciardi, e molti imputati hanno già optato per il giudizio abbreviato.
Gli imputati del processo “Panamera” sono: Francesco Gioffrè, Domenico Gioffrè, Antonio Guerra, Domenico Ilacqua, Francesco Ilacqua, Luciano Ilacqua, Giovanni, Mirai Valentino Amantea, Carmine Volpe, Francesco Grosso, Salvatore Calò, Paolo Lesquier, Roberto Strano, Davide Gioffrè, Ivan Pitzalis, Michele Chiarello, Michele Denis Guerra e Antonio Piperato.
Il collegio difensivo è costituito dagli avvocati: Antonino Napoli, Giuseppe Germanò, Salvo Lo Greco, Mauro Ronco, Luigi Tartaglino, Stefano Castrale, Renato Cravero e Margherita Pittarelli.
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