MELITO PORTO SALVO. Il Corpo forestale dello Stato, su mandato della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha posto sotto sequestro un complesso edilizio edificato in una zona ad alto rischio idrogeologico a ridosso della fiumara di Annà.
L’indagine, è scaturita dalle denunce presentate da
alcuni acquirenti delle unità immobiliari, accortesi di gravi irregolarità amministrative scoperte nel corso della costruzione degli edifici, per altro mai ultimati.
L’operazione, condotta dal Nucleo Investigativo Polizia Ambientale Forestale (Nipaf) del Comando provinciale di Reggio Calabria con il supporto del locale Comando Stazione forestale, ha impegnato 15 unità sul territorio e l’impiego di un elicottero NH500 del Nucleo operativo aeromobili del Cfs di stanza a Lamezia Terme.
Il complesso edilizio posto sotto sequestro è composto da 6 villette bifamiliari a tre elevazioni, alcune quasi ultimate, altre ancora in costruzione, il cui considerevole valore commerciale è in corso di accertamento.
Le attività di indagine hanno permesso agli inquirenti di scoprire un vero e proprio vaso di Pandora, un desolante quadro nel quale si configurano i reati di truffa, abuso d’ufficio e altre violazione di legge che andavano a colpire interessi di carattere pubblico, in primis la sicurezza e l’incolumità fisica dei cittadini.
Il complesso edilizio, è stato edificato infatti a pochi metri dall’argine della fiumara di Annà, in una zona classificata, secondo il Piano di assetto idrogeologico, come R4, ovvero ad alto rischio di esondazione della fiumara stessa, dove vige l’assoluto divieto di costruzione, in un area invece destinata, dallo stesso Piano regolatore del Comune, allo sviluppo di parchi tematici a vocazione naturalistica.
Ma non si tratterebbe di costruzioni abusive, costruite semplicemente in dispregio ai regolamenti del Comune.
Dall’analisi documentale risulterebbe che è il Comune stesso ad aver autorizzato illecitamente il progetto di costruzione, ignorando palesemente i vincoli di sicurezza idrogeologici posti dalla Regione Calabria, manipolando ad arte il proprio Piano Regolatore e facendo in modo di addebitare i costi di urbanizzazione sulla collettività anziché sul costruttore.
Le indagini, tuttora in corso, hanno già consentito di individuare otto persone tra dirigenti comunali, tecnici, impiegati e liberi professionisti, tutti a vario titolo inquisiti per reati che vanno dalla truffa aggravata, al falso ideologico e all’abuso d’ufficio.
L’indagine, è scaturita dalle denunce presentate da
alcuni acquirenti delle unità immobiliari, accortesi di gravi irregolarità amministrative scoperte nel corso della costruzione degli edifici, per altro mai ultimati.
L’operazione, condotta dal Nucleo Investigativo Polizia Ambientale Forestale (Nipaf) del Comando provinciale di Reggio Calabria con il supporto del locale Comando Stazione forestale, ha impegnato 15 unità sul territorio e l’impiego di un elicottero NH500 del Nucleo operativo aeromobili del Cfs di stanza a Lamezia Terme.
Il complesso edilizio posto sotto sequestro è composto da 6 villette bifamiliari a tre elevazioni, alcune quasi ultimate, altre ancora in costruzione, il cui considerevole valore commerciale è in corso di accertamento.
Le attività di indagine hanno permesso agli inquirenti di scoprire un vero e proprio vaso di Pandora, un desolante quadro nel quale si configurano i reati di truffa, abuso d’ufficio e altre violazione di legge che andavano a colpire interessi di carattere pubblico, in primis la sicurezza e l’incolumità fisica dei cittadini.
Il complesso edilizio, è stato edificato infatti a pochi metri dall’argine della fiumara di Annà, in una zona classificata, secondo il Piano di assetto idrogeologico, come R4, ovvero ad alto rischio di esondazione della fiumara stessa, dove vige l’assoluto divieto di costruzione, in un area invece destinata, dallo stesso Piano regolatore del Comune, allo sviluppo di parchi tematici a vocazione naturalistica.
Ma non si tratterebbe di costruzioni abusive, costruite semplicemente in dispregio ai regolamenti del Comune.
Dall’analisi documentale risulterebbe che è il Comune stesso ad aver autorizzato illecitamente il progetto di costruzione, ignorando palesemente i vincoli di sicurezza idrogeologici posti dalla Regione Calabria, manipolando ad arte il proprio Piano Regolatore e facendo in modo di addebitare i costi di urbanizzazione sulla collettività anziché sul costruttore.
Le indagini, tuttora in corso, hanno già consentito di individuare otto persone tra dirigenti comunali, tecnici, impiegati e liberi professionisti, tutti a vario titolo inquisiti per reati che vanno dalla truffa aggravata, al falso ideologico e all’abuso d’ufficio.
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