MESSINA. Alberto Ciarri, un arzillo ottantenne pisano, ha finalmente realizzato uno dei suoi più grandi desideri, visitare la caserma "Crisafulli Zuccarello", sede del 5° reggimento fanteria "Aosta", il reparto dove ha prestato servizio nel lontano 1962.
Deciso e intraprendente, ha preso carta e penna ed ha scritto una lettera al comandante “… spero possa comprendere il mio desiderio di rivedere il luogo in cui, per la prima volta, ho trascorso un anno e mezzo lontano da casa, un periodo di cui conservo i più bei ricordi…”.
La richiesta è stata accolta con entusiasmo dal colonnello Filippo Di Stefano, il quale ha ricevuto il baldo fuciliere toscano che, accompagnato dalla moglie Carmela, ha trascorso un’intensa giornata a contatto con i nuovi volontari professionisti dell’Esercito Italiano.
Visibilmente commosso, ha dapprima salutato in rispettoso silenzio la Bandiera di Guerra, il più alto simbolo della storia e delle tradizioni del reggimento, nonchè viva memoria dei caduti. Impressionato dall’attenzione dedicatagli, ha visitato il museo del reggimento, dove sono custoditi numerosi cimeli storici risalenti a tutti gli eventi bellici a cui ha preso parte l'unità.
Nonno Alberto, portando con sè numerose fotografie rigorosamente in bianco e nero gelosamente custodite, ha incontrato i giovani che costituisco, presso il 5° fanteria, l'Esercito dei professionisti di oggi, con cui si è confrontato e ai quali ha raccontato storie di esercitazioni, di amicizie e di un tempo passato troppo velocemente per lui.
Non sono mancati i ricordi di quel lungo periodo trascorso in Sicilia, del clima non sempre mite, perché proprio quell’anno Messina fu interessata da una importante nevicata che causò non poche difficoltà, dei superiori talvolta severi, del rancio non sempre appetibile, ma il ricordo più vivo era l’unione fraterna che si era instaurata fra commilitoni.
La stessa fraternità d’intenti che nonno Alberto ha rivissuto oggi nella sua breve visita e che porta ogni soldato a soccorrere il proprio compagno, a proporsi al posto suo se lo vede in difficoltà, a camminare spalla a spalla per il raggiungimento anche degli obiettivi più difficili.
Alberto ha potuto osservare i mezzi di nuova generazione e non ha resistito alla tentazione di salire a bordo del “Lince”, il veicolo tattico leggero multiruolo impiegato dai nostri militari soprattutto nelle missioni all’estero.
Non sono mancati i momenti di approccio alle nuove tecnologie e metodologie, dall’impiego del sistema interattivo per il tiro che consente di esercitarsi con le armi in dotazione utilizzando immagini digitalizzate, al moderno metodo di combattimento a distanza ravvicinata praticato nell’apposita palestra.
Tutti i militari che hanno potuto parlare e confrontarsi con nonno Alberto sono rimasti impressionati dall’entusiasmo e dall’emozione che ha trasmesso. Non sono mancate le raccomandazioni e le parole di incoraggiamento dell’anziano ai più giovani, affinchè continuino a perseverare nell’impegno e nella dedizione con cui affrontano le difficoltà, per essere sempre di esempio per tutti.
Dal canto suo, ha assicurato la sua vicinanza e il suo instancabile pensiero. Ed ha pranzato con tutti loro, come una grande famiglia, perché è quello che siamo: fucilieri di ieri e di oggi, fratelli in armi, addestrati per operare con immutato senso di responsabilità, con rinnovato spirito di sacrificio, sempre vicini a chi ha bisogno, sostenuti dal ricordo di quanti con onore ci hanno preceduto.
Dopo aver indossato nuovamente il basco del suo reggimento, con orgoglio e con gli occhi che lasciavano trasparire tutta la commozione, nonno Alberto ha salutato i suoi nuovi commilitoni ed è tornato a casa.
Atterrato a Pisa, il primo pensiero, da buon soldato, è stato per il comandante: “Sono arrivato comandante, il viaggio è andato bene..”.
Grazie nonno Alberto. Per te noi ci saremo sempre!
Deciso e intraprendente, ha preso carta e penna ed ha scritto una lettera al comandante “… spero possa comprendere il mio desiderio di rivedere il luogo in cui, per la prima volta, ho trascorso un anno e mezzo lontano da casa, un periodo di cui conservo i più bei ricordi…”.
La richiesta è stata accolta con entusiasmo dal colonnello Filippo Di Stefano, il quale ha ricevuto il baldo fuciliere toscano che, accompagnato dalla moglie Carmela, ha trascorso un’intensa giornata a contatto con i nuovi volontari professionisti dell’Esercito Italiano.
Visibilmente commosso, ha dapprima salutato in rispettoso silenzio la Bandiera di Guerra, il più alto simbolo della storia e delle tradizioni del reggimento, nonchè viva memoria dei caduti. Impressionato dall’attenzione dedicatagli, ha visitato il museo del reggimento, dove sono custoditi numerosi cimeli storici risalenti a tutti gli eventi bellici a cui ha preso parte l'unità.
Nonno Alberto, portando con sè numerose fotografie rigorosamente in bianco e nero gelosamente custodite, ha incontrato i giovani che costituisco, presso il 5° fanteria, l'Esercito dei professionisti di oggi, con cui si è confrontato e ai quali ha raccontato storie di esercitazioni, di amicizie e di un tempo passato troppo velocemente per lui.
Non sono mancati i ricordi di quel lungo periodo trascorso in Sicilia, del clima non sempre mite, perché proprio quell’anno Messina fu interessata da una importante nevicata che causò non poche difficoltà, dei superiori talvolta severi, del rancio non sempre appetibile, ma il ricordo più vivo era l’unione fraterna che si era instaurata fra commilitoni.
La stessa fraternità d’intenti che nonno Alberto ha rivissuto oggi nella sua breve visita e che porta ogni soldato a soccorrere il proprio compagno, a proporsi al posto suo se lo vede in difficoltà, a camminare spalla a spalla per il raggiungimento anche degli obiettivi più difficili.
Alberto ha potuto osservare i mezzi di nuova generazione e non ha resistito alla tentazione di salire a bordo del “Lince”, il veicolo tattico leggero multiruolo impiegato dai nostri militari soprattutto nelle missioni all’estero.
Non sono mancati i momenti di approccio alle nuove tecnologie e metodologie, dall’impiego del sistema interattivo per il tiro che consente di esercitarsi con le armi in dotazione utilizzando immagini digitalizzate, al moderno metodo di combattimento a distanza ravvicinata praticato nell’apposita palestra.
Tutti i militari che hanno potuto parlare e confrontarsi con nonno Alberto sono rimasti impressionati dall’entusiasmo e dall’emozione che ha trasmesso. Non sono mancate le raccomandazioni e le parole di incoraggiamento dell’anziano ai più giovani, affinchè continuino a perseverare nell’impegno e nella dedizione con cui affrontano le difficoltà, per essere sempre di esempio per tutti.
Dal canto suo, ha assicurato la sua vicinanza e il suo instancabile pensiero. Ed ha pranzato con tutti loro, come una grande famiglia, perché è quello che siamo: fucilieri di ieri e di oggi, fratelli in armi, addestrati per operare con immutato senso di responsabilità, con rinnovato spirito di sacrificio, sempre vicini a chi ha bisogno, sostenuti dal ricordo di quanti con onore ci hanno preceduto.
Dopo aver indossato nuovamente il basco del suo reggimento, con orgoglio e con gli occhi che lasciavano trasparire tutta la commozione, nonno Alberto ha salutato i suoi nuovi commilitoni ed è tornato a casa.
Atterrato a Pisa, il primo pensiero, da buon soldato, è stato per il comandante: “Sono arrivato comandante, il viaggio è andato bene..”.
Grazie nonno Alberto. Per te noi ci saremo sempre!
Nessun commento:
Posta un commento