REGGIO CALABRIA. L’ex dirigente amaranto Francesco Iacopino, colonna portante della storica Reggina che ha avuto come culmine sportivo i nove anni di serie A, ha commentato per il nostro giornale la stagione dell’attuale squadra amaranto che si è appena conclusa con il raggiungimento della salvezza.
Buongiorno Franco, come va la vita da quando ti sei ritirato dalla scena calcistica?
Buongiorno. Sicuramente più riposante, sicuramente più serena, ma certamente ho riscoperto anche un’altra vita, che è quella di un lavoro alternativo, che è quella di un lavoro mentale, di ricerca e di visione. Vedo molte partite. Diciamo un riposo lavorativo, che è differente dall’impegno lavorativo vero e proprio.
Di cosa ti stai occupando ora?
Un po' di tutto, innanzitutto di aggiornamento, moltissimo, e ovviamente di formazione, perché il mondo del calcio è permeato da regolamenti in continua evoluzione. Una volta le carte federali venivano stampate e duravano in genere cinque anni, oggi ogni ventiquattro ore il Consiglio Federale adotta un provvedimento che va a integrarsi alle Carte Federali diventando egli stesso regolamento, quindi se non sei in grado di aggiornarti rimani indietro. Inoltre sto vedendo molte partite di settore giovanile, in particolar modo le Primavere, dove ho scoperto un certo tipo di gioco che sta diventando una logica conseguenza del progresso che fanno le piccole squadre rispetto alle tradizionali grandi squadre come per esempio Milan, Inter, Juve, Torino, Roma, Napoli.
Quanto ti manca Reggio?
Di Reggio mi manca l’aria, mi manca la mia casa, mi mancano i miei affetti e i miei amici, mi manca tutto quel mondo che mi ha accompagnato in un percorso prima di studi e poi di professione che è durata parecchi anni.
E la Reggina? Una storia d’amore durata tantissimi anni e terminata in modo immeritevole, dopo tutta la passione e l’amore dati per la causa amaranto nel corso del tempo
Tutti i grandi amori hanno o una conclusione finale logica oppure un’interruzione traumatica. Questo è stato un grande amore che è stato interrotto traumaticamente. Fa parte del gioco.
Cosa ne pensi dell’attuale Reggina?
Tutto il bene possibile perché viene fuori da una situazione pregressa molto molto critica, molto molto precaria e chi si è avventurato in questo nuovo interesse a far ritornare il calcio a Reggio Calabria. Sta facendo molti sacrifici e sta incontrando e incontrerà molti ostacoli.
E di questa società, che ha permesso al calcio reggino di non tramontare?
Li sono stati degli eroi, perché fare qualcosa di positivo in questa città sta diventando sempre più difficile, quindi chi ha fatto questo, chi si è cimentato in questo tipo d’impegno, anche se sportivo che conseguentemente diventa impegno anche economico, è degno di considerazione, di ammirazione e di sostegno anche esterno.
Quali analogie e quali differenze riscontri con la tua Reggina?
Io ho avuto tante Reggine: ho avuto la Reggina dove c’erano un Presidente, un Segretario e un Allenatore, dove la contabilità si teneva in un quadernino; Ho fatto parte di una Reggina dove c’era uno staff di dieci, dodici persone con la contabilità centralizzata, fatta attraverso dei controlli che andavano dai professionisti locali a quelli della federazione, cioè a dire all’azienda vera e propria. Il grande passaggio dalla Società sportiva a quella per azioni è stato la prima colonna base del cambiamento, la seconda invece è quando sono stati immessi nel mondo del calcio le sponsorizzazioni e con esse la commercializzazione del marchio, quindi i proventi iniziano a provenire da fattori esterni al gioco del calcio, comprensivi gli ultimi diritti televisivi che hanno un po' cambiato il panorama calcistico, anche se le grandi sono rimaste sempre grandi e le piccole sono rimaste sempre piccole. Le fonti di guadagno, le risorse e i proventi sono arrivati da altri fattori, una volta l’introito maggiore era dal botteghino e quindi dallo spettatore al campo che dipendeva anche dai risultati, mentre oggi dipende molto dagli abbonamenti che si fanno alle tv private e quindi al flusso che arriva attraverso questi diritti delle varie società.
Un commento sul campionato appena concluso con il raggiungimento della salvezza
Sicuramente un campionato dai due volti, la prima parte fatto di sacrifici, fatto di difficoltà, fatto anche di incomprensioni tattiche o tecniche che dir si voglia, con allenatore e calciatori che sono stati raggruppati in tempi brevissimi. Fortunatamente hanno resistito e hanno contenuto questo disagio in un punteggio minimo, per cui con un girone di ritorno dove le precedenti incomprensioni sono state pian piano risolte a favore di un beneficio comune, dove qualche aiuto dal calendario che non guasta, perché la fortuna aiuta sempre gli audaci, che ha permesso di avere parecchi scontri diretti casalinghi, dove la squadra ha fatto bene, hanno consentito alla Reggina di raggiungere l’obbiettivo dichiarato da tutti, ossia quello della salvezza con una domenica d’anticipo.
Per la prossima stagione. Ripartire da qui o provare a cambiare tutto?
Soprattutto dopo le ultime dichiarazioni di mister Zeman che sembra voler abbandonare la causa amaranto
Secondo me non deve essere un dramma, Zeman nella seconda metà del campionato ha fatto bene, la società farebbe bene a confermarlo, però se ha altre strade da fare, sicuramente alla società non conviene piangere o sconfortarsi, ci sono tanti bravi allenatori. Reggio è ancora una piazza appetibile, importante e storicamente dal passato notevole, per cui tanti allenatori verrebbero anche a piedi.
Tu chi suggeriresti?
Le questioni tecniche sono di pertinenza dei dirigenti competenti tecnici che hanno anche questo compito e hanno questa responsabilità, per cui conoscono a fondo i problemi e sicuramente sarebbero in grado di scegliere al meglio, proprio come hanno fatto in passato.
La rosa. Confermarla, modificarla o rivoluzionarla completamente?
Il risultato del girone di ritorno ci dice che è una rosa fatta di due o tre elementi giovani interessantissimi come De Francesco, Porcino, Bianchimano e due o tre giocatori d’esperienza rigenerati che finora hanno avuto un rendimento eccezionale come Coralli, Botta, Kosnic, gente esperta, ma che non si ha la certezza che possano ripetere questa bella annata. A loro ovviamente va messo qualcosa di più consistente, specialmente in avanti per aiutare e per poter puntare a un campionato più ambizioso, senza la necessaria vittoria finale, perché non è facile, ma con un traguardo sicuramente più ambizioso di quello targato salvezza. Lo merita la città, lo merita la piazza lo merita il blasone e la storia della Reggina.
Si potrebbe ambire ad una scalata come quella della Spal? Ci sono secondo te i presupposti?
Dipende molto dalle risorse economiche, questa è una situazione molto difficile, c’è una città con un’economia che è fra gli ultimi posti in Italia e questo fa pensare. Ovviamente anche nello sport questa precarietà la senti, d’altronde se tu vuoi fare campionati non da vittoria finale, ma da protagonista per poi tentare il colpaccio al fotofinish, devi mettere qualcosa in più e lo puoi fare solo grazie a risorse più consistenti di quelle attuali.
Nel salutarci, augurandoti il meglio per la tua nuova avventura e nel ringraziarti per la disponibilità avuta, l’ultima domanda sorge spontanea ed è quasi d’obbligo.
Ti rivedremo a Reggio?
Io spero di venire sempre, ho casa qui, ho gli affetti, gli amici e ho attorno la città che mi ha visto crescere, che mi ha visto prima studente e poi dirigente sportivo, quindi la voglia di tornare c’è sempre, ma per farmi la passeggiata con i miei amici e i miei affetti.
E all’interno di questa nuova società?
Questo fa parte del passato e lo lasciamo li, perché nella vita bisogna sempre guardare avanti. Non so cosa verrà, certamente, però, non è previsto un ritorno al passato, perché chi ritorna al passato secondo me sbaglia sempre.
Buongiorno Franco, come va la vita da quando ti sei ritirato dalla scena calcistica?
Buongiorno. Sicuramente più riposante, sicuramente più serena, ma certamente ho riscoperto anche un’altra vita, che è quella di un lavoro alternativo, che è quella di un lavoro mentale, di ricerca e di visione. Vedo molte partite. Diciamo un riposo lavorativo, che è differente dall’impegno lavorativo vero e proprio.
Di cosa ti stai occupando ora?
Un po' di tutto, innanzitutto di aggiornamento, moltissimo, e ovviamente di formazione, perché il mondo del calcio è permeato da regolamenti in continua evoluzione. Una volta le carte federali venivano stampate e duravano in genere cinque anni, oggi ogni ventiquattro ore il Consiglio Federale adotta un provvedimento che va a integrarsi alle Carte Federali diventando egli stesso regolamento, quindi se non sei in grado di aggiornarti rimani indietro. Inoltre sto vedendo molte partite di settore giovanile, in particolar modo le Primavere, dove ho scoperto un certo tipo di gioco che sta diventando una logica conseguenza del progresso che fanno le piccole squadre rispetto alle tradizionali grandi squadre come per esempio Milan, Inter, Juve, Torino, Roma, Napoli.
Quanto ti manca Reggio?
Di Reggio mi manca l’aria, mi manca la mia casa, mi mancano i miei affetti e i miei amici, mi manca tutto quel mondo che mi ha accompagnato in un percorso prima di studi e poi di professione che è durata parecchi anni.
E la Reggina? Una storia d’amore durata tantissimi anni e terminata in modo immeritevole, dopo tutta la passione e l’amore dati per la causa amaranto nel corso del tempo
Tutti i grandi amori hanno o una conclusione finale logica oppure un’interruzione traumatica. Questo è stato un grande amore che è stato interrotto traumaticamente. Fa parte del gioco.
Cosa ne pensi dell’attuale Reggina?
Tutto il bene possibile perché viene fuori da una situazione pregressa molto molto critica, molto molto precaria e chi si è avventurato in questo nuovo interesse a far ritornare il calcio a Reggio Calabria. Sta facendo molti sacrifici e sta incontrando e incontrerà molti ostacoli.
E di questa società, che ha permesso al calcio reggino di non tramontare?
Li sono stati degli eroi, perché fare qualcosa di positivo in questa città sta diventando sempre più difficile, quindi chi ha fatto questo, chi si è cimentato in questo tipo d’impegno, anche se sportivo che conseguentemente diventa impegno anche economico, è degno di considerazione, di ammirazione e di sostegno anche esterno.
Quali analogie e quali differenze riscontri con la tua Reggina?
Io ho avuto tante Reggine: ho avuto la Reggina dove c’erano un Presidente, un Segretario e un Allenatore, dove la contabilità si teneva in un quadernino; Ho fatto parte di una Reggina dove c’era uno staff di dieci, dodici persone con la contabilità centralizzata, fatta attraverso dei controlli che andavano dai professionisti locali a quelli della federazione, cioè a dire all’azienda vera e propria. Il grande passaggio dalla Società sportiva a quella per azioni è stato la prima colonna base del cambiamento, la seconda invece è quando sono stati immessi nel mondo del calcio le sponsorizzazioni e con esse la commercializzazione del marchio, quindi i proventi iniziano a provenire da fattori esterni al gioco del calcio, comprensivi gli ultimi diritti televisivi che hanno un po' cambiato il panorama calcistico, anche se le grandi sono rimaste sempre grandi e le piccole sono rimaste sempre piccole. Le fonti di guadagno, le risorse e i proventi sono arrivati da altri fattori, una volta l’introito maggiore era dal botteghino e quindi dallo spettatore al campo che dipendeva anche dai risultati, mentre oggi dipende molto dagli abbonamenti che si fanno alle tv private e quindi al flusso che arriva attraverso questi diritti delle varie società.
Un commento sul campionato appena concluso con il raggiungimento della salvezza
Sicuramente un campionato dai due volti, la prima parte fatto di sacrifici, fatto di difficoltà, fatto anche di incomprensioni tattiche o tecniche che dir si voglia, con allenatore e calciatori che sono stati raggruppati in tempi brevissimi. Fortunatamente hanno resistito e hanno contenuto questo disagio in un punteggio minimo, per cui con un girone di ritorno dove le precedenti incomprensioni sono state pian piano risolte a favore di un beneficio comune, dove qualche aiuto dal calendario che non guasta, perché la fortuna aiuta sempre gli audaci, che ha permesso di avere parecchi scontri diretti casalinghi, dove la squadra ha fatto bene, hanno consentito alla Reggina di raggiungere l’obbiettivo dichiarato da tutti, ossia quello della salvezza con una domenica d’anticipo.
Per la prossima stagione. Ripartire da qui o provare a cambiare tutto?
Soprattutto dopo le ultime dichiarazioni di mister Zeman che sembra voler abbandonare la causa amaranto
Secondo me non deve essere un dramma, Zeman nella seconda metà del campionato ha fatto bene, la società farebbe bene a confermarlo, però se ha altre strade da fare, sicuramente alla società non conviene piangere o sconfortarsi, ci sono tanti bravi allenatori. Reggio è ancora una piazza appetibile, importante e storicamente dal passato notevole, per cui tanti allenatori verrebbero anche a piedi.
Tu chi suggeriresti?
Le questioni tecniche sono di pertinenza dei dirigenti competenti tecnici che hanno anche questo compito e hanno questa responsabilità, per cui conoscono a fondo i problemi e sicuramente sarebbero in grado di scegliere al meglio, proprio come hanno fatto in passato.
La rosa. Confermarla, modificarla o rivoluzionarla completamente?
Il risultato del girone di ritorno ci dice che è una rosa fatta di due o tre elementi giovani interessantissimi come De Francesco, Porcino, Bianchimano e due o tre giocatori d’esperienza rigenerati che finora hanno avuto un rendimento eccezionale come Coralli, Botta, Kosnic, gente esperta, ma che non si ha la certezza che possano ripetere questa bella annata. A loro ovviamente va messo qualcosa di più consistente, specialmente in avanti per aiutare e per poter puntare a un campionato più ambizioso, senza la necessaria vittoria finale, perché non è facile, ma con un traguardo sicuramente più ambizioso di quello targato salvezza. Lo merita la città, lo merita la piazza lo merita il blasone e la storia della Reggina.
Si potrebbe ambire ad una scalata come quella della Spal? Ci sono secondo te i presupposti?
Dipende molto dalle risorse economiche, questa è una situazione molto difficile, c’è una città con un’economia che è fra gli ultimi posti in Italia e questo fa pensare. Ovviamente anche nello sport questa precarietà la senti, d’altronde se tu vuoi fare campionati non da vittoria finale, ma da protagonista per poi tentare il colpaccio al fotofinish, devi mettere qualcosa in più e lo puoi fare solo grazie a risorse più consistenti di quelle attuali.
Nel salutarci, augurandoti il meglio per la tua nuova avventura e nel ringraziarti per la disponibilità avuta, l’ultima domanda sorge spontanea ed è quasi d’obbligo.
Ti rivedremo a Reggio?
Io spero di venire sempre, ho casa qui, ho gli affetti, gli amici e ho attorno la città che mi ha visto crescere, che mi ha visto prima studente e poi dirigente sportivo, quindi la voglia di tornare c’è sempre, ma per farmi la passeggiata con i miei amici e i miei affetti.
E all’interno di questa nuova società?
Questo fa parte del passato e lo lasciamo li, perché nella vita bisogna sempre guardare avanti. Non so cosa verrà, certamente, però, non è previsto un ritorno al passato, perché chi ritorna al passato secondo me sbaglia sempre.
Pasquale Scopelliti
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