PALMI. Nella mattinata di ieri, a Courmayeur (Aosta), presso il traforo del Monte Bianco, la Polizia di Frontiera, nel corso di un controllo ai passeggeri di un pullman proveniente dalla Francia, hanno tratto in arresto Lise Emike Potter, 47 anni, nigeriana, con precedenti di polizia.
La donna, infatti, era destinataria di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale in carcere emessa dal Gip del locale Tribunale il 27 febbraio 2018, su richiesta della Procura della Repubblica palmese, perché ritenuta responsabile del reato di “Concorso in strage con l’aggravante di aver agito per motivi abietti e futili ed aver profittato delle circostanze di tempo e luogo tali da ostacolare la privata difesa”, ritenuta responsabile, in qualità di mandante, del vasto incendio che il 27 gennaio scorso aveva distrutto oltre 200 baracche della vecchia tendopoli sita nella 2^ Zona industriale del Comune di San Ferdinando, in occasione del quale era deceduta una donna di origini nigeriane, Becky Moses, mentre altri due cittadini extracomunitari erano rimasti gravemente ustionati.
Il provvedimento cautelare è giunto all’esito di una complessa e articolata attività d’indagine, condotta dalla Compagnia carabinieri di Gioia Tauro sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, nel corso della quale i militari dell’Arma, col supporto del Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche, sono riusciti a raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagata.
In particolare, le indagini hanno permesso di accertare la natura dolosa dell’incendio, che sarebbe stato materialmente commesso da ignoti cittadini extracomunitari – sul cui conto sono ancora in corso mirati e riservati accertamenti investigativi – nonché di appurare la matrice passionale del movente alla base del gesto delittuoso.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri e dalla Procura di Palmi, la Potter ha commissionato ad alcuni connazionali, dietro pagamento di una cospicua somma di denaro, l’incendio della baracca presso cui dimorava una giovane nigeriana, G. I., 25 anni, sospettata di aver intrattenuto una relazione sentimentale con l’ex convivente della Potter, un liberiano di 36 anni ospite della tendopoli.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la notte del 27 gennaio 2018, i malfattori hanno cosparso di benzina la baracca della rivale in amore della Potter e hanno appiccato l’incendio dandosi subito alla fuga.
Imprevedibilmente, però, in pochissimo tempo le fiamme si sono estese all’intero accampamento, distruggendo oltre 200 baracche e causando gravi ustioni a due cittadini extracomunitari e la morte di Becky Moses, che si trovava in una baracca a pochi metri dalla tenda abusiva da cui si era originato il rogo.
Le evidenze investigative raccolte dall’Arma di Gioia Tauro, compendiate con le risultanze emerse a seguito del sopralluogo sulla scena del crimine effettuato dal Ris di Messina intervenuto sul posto, hanno permesso alla Procura della Repubblica di Palmi di richiedere al Gip l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dell’indagata che, da subito, aveva deciso di lasciare il territorio nazionale, potendosi liberamente muovere in diverse parti del mondo perché in possesso di validi documenti per l’espatrio.
Di qui l’immediata internazionalizzazione del provvedimento cautelare, con l’emissione di un mandato di arresto europeo, valido in tutta l’area Shengen, e l’avvio di un’intensa attività di cooperazione internazionale tra l’Arma dei carabinieri e gli organi di polizia esteri allo scopo di addivenire alla sua localizzazione e quindi alla cattura.
La donna è stata però rintracciata proprio mentre tentava, a bordo di un bus, di rientrare dalla Francia, verosimilmente diretta in una località del Nord Italia, dove avrebbe potuto essere favorita da alcuni connazionali o da suoi familiari.
Al momento del controllo Lise Emike Potter, non ha opposto resistenza, fornendo ai poliziotti un permesso di soggiorno in corso di validità rilasciato dalla Questura di Ferrara, una carta d’identità rilasciata dal Comune di Ferrara e un passaporto rilasciato dalle Autorità nigeriane.
Al termine delle formalità di rito, l’arrestata è stata tradotta nella Casa circondariale di Torino in attesa di essere sottoposta all’interrogatorio di garanzia da parte dell’Autorità giudiziaria.
La donna, infatti, era destinataria di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale in carcere emessa dal Gip del locale Tribunale il 27 febbraio 2018, su richiesta della Procura della Repubblica palmese, perché ritenuta responsabile del reato di “Concorso in strage con l’aggravante di aver agito per motivi abietti e futili ed aver profittato delle circostanze di tempo e luogo tali da ostacolare la privata difesa”, ritenuta responsabile, in qualità di mandante, del vasto incendio che il 27 gennaio scorso aveva distrutto oltre 200 baracche della vecchia tendopoli sita nella 2^ Zona industriale del Comune di San Ferdinando, in occasione del quale era deceduta una donna di origini nigeriane, Becky Moses, mentre altri due cittadini extracomunitari erano rimasti gravemente ustionati.
Il provvedimento cautelare è giunto all’esito di una complessa e articolata attività d’indagine, condotta dalla Compagnia carabinieri di Gioia Tauro sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, nel corso della quale i militari dell’Arma, col supporto del Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche, sono riusciti a raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagata.
In particolare, le indagini hanno permesso di accertare la natura dolosa dell’incendio, che sarebbe stato materialmente commesso da ignoti cittadini extracomunitari – sul cui conto sono ancora in corso mirati e riservati accertamenti investigativi – nonché di appurare la matrice passionale del movente alla base del gesto delittuoso.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri e dalla Procura di Palmi, la Potter ha commissionato ad alcuni connazionali, dietro pagamento di una cospicua somma di denaro, l’incendio della baracca presso cui dimorava una giovane nigeriana, G. I., 25 anni, sospettata di aver intrattenuto una relazione sentimentale con l’ex convivente della Potter, un liberiano di 36 anni ospite della tendopoli.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la notte del 27 gennaio 2018, i malfattori hanno cosparso di benzina la baracca della rivale in amore della Potter e hanno appiccato l’incendio dandosi subito alla fuga.
Imprevedibilmente, però, in pochissimo tempo le fiamme si sono estese all’intero accampamento, distruggendo oltre 200 baracche e causando gravi ustioni a due cittadini extracomunitari e la morte di Becky Moses, che si trovava in una baracca a pochi metri dalla tenda abusiva da cui si era originato il rogo.
Le evidenze investigative raccolte dall’Arma di Gioia Tauro, compendiate con le risultanze emerse a seguito del sopralluogo sulla scena del crimine effettuato dal Ris di Messina intervenuto sul posto, hanno permesso alla Procura della Repubblica di Palmi di richiedere al Gip l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dell’indagata che, da subito, aveva deciso di lasciare il territorio nazionale, potendosi liberamente muovere in diverse parti del mondo perché in possesso di validi documenti per l’espatrio.
Di qui l’immediata internazionalizzazione del provvedimento cautelare, con l’emissione di un mandato di arresto europeo, valido in tutta l’area Shengen, e l’avvio di un’intensa attività di cooperazione internazionale tra l’Arma dei carabinieri e gli organi di polizia esteri allo scopo di addivenire alla sua localizzazione e quindi alla cattura.
La donna è stata però rintracciata proprio mentre tentava, a bordo di un bus, di rientrare dalla Francia, verosimilmente diretta in una località del Nord Italia, dove avrebbe potuto essere favorita da alcuni connazionali o da suoi familiari.
Al momento del controllo Lise Emike Potter, non ha opposto resistenza, fornendo ai poliziotti un permesso di soggiorno in corso di validità rilasciato dalla Questura di Ferrara, una carta d’identità rilasciata dal Comune di Ferrara e un passaporto rilasciato dalle Autorità nigeriane.
Al termine delle formalità di rito, l’arrestata è stata tradotta nella Casa circondariale di Torino in attesa di essere sottoposta all’interrogatorio di garanzia da parte dell’Autorità giudiziaria.
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