domenica 18 novembre 2018

ATLANTIDE. Torna libero il dottor De Leo ex responsabile del Sert di Polistena

avvocato Antonino Napoli
PALMI. La Corte di Assise, presieduta dalla dottoressa Manuela Morrone e a latere la dottoressa Caterina De Liguori,  nell’ambito del processo denominato “Atlantide” che ha visto imputati numerosi presunti affiliati alla cosca Piromalli di Gioia Tauro di associazione a delinquere di stampo mafioso ed omicidi, ha assolto l’ex responsabile del Sert di Polistena, dottor Elio De Leo, difeso dagli avvocati Antonino Napoli e Patrizia Surace.

De Leo era accusato del reato di concorso esterno in associazione mafiosa perché “nella sua qualità di medico e responsabile del Servizio per le tossicodipendenze (Sert) di Polistena, forniva un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo all’associazione di cui al capo 1 (cosca Piromalli), confezionando documentazione sanitaria attestante falsi stati di tossicodipendenza ed alcol dipendenza, al fine di consentire la fruizione dei benefici di cui all’art. 89 DPR. 309/90, destinati ad essere prodotti nei vari procedimenti penali di cui esponenti della cosca Piromalli, Cosoleto Francesco, Esposito Antonio e Stillitano Rocco Ivan risultavano coinvolti. In particolare, consapevole del ruolo rivestito in seno alla cosca Piromalli da Esposito Antonio, Stillitano Rocco Ivan e Cosoleto Francesco[…] su loro richiesta e con le finalità di consentire l’esecuzione del provvedimento restrittivo da cui gli stessi venivano di volta in volta raggiunti nella forma degli arresti domiciliari, attestava falsamente stati di tossicodipendenza e alcol dipendenza, ovvero un uso cronico e compulsivo di sostanze, anche alterando gli esiti degli esami di laboratorio”.

De Leo, invece, è stato condannato a cinque anni di reclusione per reato di false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria perché “nella sua qualità di esercente la professione sanitaria e responsabile del servizio per le tossicodipendenze di Polistena, nella relazione allegata ad istanza prodotta al Gip di Reggio Calabria dal difensore in data 5.11.2015 per ottenere gli arresti domiciliari attestava “allo stato attuale si trova in carcere presso la Casa circondariale di Palmi, dove dopo essersi sottoposto ad esami di laboratorio risultava positivo all’alcool.

Dal colloquio eseguito in carcere, visto lo stato di astinenza si è prescritto Alcover e si è convenuto con l’utente di seguire un programma presso una Comunità terapeutica e di frequentare il Sert per il recupero”, con ciò attestando falsamente l’attualità dello stato di tossicodipendenza dello stesso. In realtà i suddetti esami (rinvenuti nel diario clinico dei detenuti presso la struttura penitenziaria palmese) risultavano essere stati eseguiti presso il laboratorio di analisi cliniche dell’ospedale di Polistena, in data 8 settembre 2015 e alla refertazione sono risultati “negativi” per il quale, tuttavia, la Corte ha escluso l’aggravante di aver favorito la cosca Piromalli.

A sostegno dell’ipotesi accusatoria, i pubblici ministeri, Giulia Pantano e Sabrina Fornaro che avevano chiesto la condanna a 10 anni e 6 mesi sia per il reato di concorso esterno alla cosca Piromalli che di false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria con l’aggravante di aver favorito la stessa cosca, avevano valorizzato le dichiarazioni del collaboratore Antonio Russo mentre la difesa ha sempre insistito sulla circostanza che il dirigente del Sert non aveva avvantaggiato nessuno in quanto Francesco Cosoleto, Antonio Esposito e Rocco Ivan Stillitano erano effettivamente persone tossicodipendenti che necessitavano di un aiuto del Sert.

Gli avvocati Napoli e Surace hanno altresì sostenuto che la diagnosi medica si configura come un mero strumento di ausilio del giudice il quale dovrà stabilire, caso per caso, la possibilità di accedere o meno alla terapia.

L’operato svolto dal dottor De Leo, in questo senso, ad avviso della difesa, non avrebbe potuto considerarsi in alcun modo un concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, nei confronti di alcuno proprio perché si è limitato ad accertare, dal punto di vista clinico, la presenza di una condizione di tossicodipendenza mai contestata nel presente procedimento né dal Pm né dal Gip.

La Corte di Assise ha disposto anche la revoca degli arresti domiciliari, e - pertanto - il medico è tornato libero, che la Corte aveva concesso nei mesi scorsi dopo un lungo periodo di carcerazione preventiva.

Con la stessa sentenza la Corte di Assise ha condannato: Biagio Guerrisi alla pena dell’ergastolo, Cosimo Romagnosi alla pena di 18 anni, Rocco Ivan Stillitano alla pena di 16 anni e 6 mesi e Giuseppe Stillitano 6 anni e 6 mesi  mentre ha assolto Marcello Giacobbe.

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